Antonella Raio

Napoli 1975
Vive e lavora a Napoli
Studio visit di Alessandra Troncone

Visitare lo studio di Antonella Raio è di per sé un’esperienza affascinante: dalla caotica via Foria, varcando la soglia di un palazzo seicentesco, ci si ritrova nel vivaio Calvanese, fondato nell’Ottocento e oggi gestito da Giuseppe Calvanese. Un’inaspettata oasi di verde circondata dai palazzi dove piante di ogni specie popolano serre e piccoli viali. Spicca tra questi l’antica coffee house, dove Antonella Raio ha il suo studio ormai da qualche anno. Vi si accede seguendo le tracce lasciate dall’artista, una sequenza di sculture che, come le briciole di pane nella fiaba di Pollicino, conducono al suo spazio di progettazione e produzione. Raio ha studiato Scultura all’Accademia di Belle Arti di Napoli: il suo curriculum espositivo non presenta numerose collaborazioni istituzionali, ma include una personale al Maschio Angioino nel 2009 e varie collettive e residenze in Italia e all’estero.

La sua pratica tende a far convergere media diversi nell’elaborazione di progetti a lungo termine: scultura, fotografia, sonoro, video, convivono con la componente performativa che spesso costituisce il punto di partenza di tali operazioni. L’attenzione ai temi della natura e dell’ecologia si unisce allo sguardo sulle strutture sociali che condizionano i nostri comportamenti, nello spazio pubblico come in quello privato. Tra i primi progetti figura Innesti (2011), una serie di sette cuori ‘parlanti’, installati in luoghi di passaggio di diverse città che invitano all’ascolto e all’autoriflessione. Altro progetto è Genuflessione, che parte da un’analisi dell’atto del genuflettersi per indagarne la dimensione corporale e rituale attraverso una serie di figure dalle fattezze umane in diversi materiali (caolino bianco, resina, ottone) e da una collezione di timbri, dalle cui immagini emergono le tante valenze che tale gesto può indicare, dalla sottomissione alla gratitudine, fino alla prevaricazione. Spesso partendo da esperienze personali, Antonella Raio si affida a un approccio narrativo per affrontare temi generali, alla ricerca di una chiave in grado di mettere in comunicazione il particolare con l’universale. In tale frangente, assume un valore specifico il lavoro relazionale e quello compiuto con piccole comunità, come ad esempio nel caso del progetto Guardiani 21, che costruisce una comunità intorno ai resti di un albero caduto, di cui le persone sono invitate a prendersi cura, o come nell’opera Ascolto,che raccoglie le voci registrate di persone incontrate per strada e che l’artista interroga su quale sia il loro più grande desiderio in quel preciso frangente.

Al momento di questo studio visit Raio sta lavorando a una grande scultura/installazione dal titolo Dal lato giusto, di cui si intravede la struttura portante. L’opera sarà accompagnata da una traccia audio che invita a un’esperienza immersiva e che proviene dall’ultima residenza dell’artista in Perù, nel piccolo centro di San Roque de Cumbaza, a contatto con la giungla amazzonica e la comunità Lamas, da cui è nato anche il progetto C’è piede: dopo aver pulito i piedi agli abitanti del posto, l’artista ne ha fatto il calco con l’argilla locale per poi lasciare queste sculture a vegliare sulle loro abitazioni. Tra gli ultimi lavori, va menzionato anche E se vincessero i buoni, opera site-specific realizzata nel 2022 per Quartiere Latino, dove la scritta del titolo verrà idealmente coperta nel tempo dalla crescita dei rampicanti di edera che la circondano.

Da uno sguardo complessivo sulla sua produzione emerge come la genuinità di approccio e di pensiero non sempre trovi conclusa risoluzione dal punto di vista formale, lasciando aperti molti processi.

Se tale aspetto può aver determinato una discontinuità sul versante espositivo, va tuttavia registrata la centralità affidata alle relazioni umane che, se da una parte costituiscono la componente più effimera del lavoro, dall’altra ne rappresentano la struttura fondante, fungendo da movente e costante bacino di ispirazione.