Nel ’50 è nominato segretario generale lo storico e critico Fortunato Bellonzi, che reggerà le sorti dell’Ente per più di tre decenni. Alla presidenza è chiamato lo scrittore Antonio Baldini. La gestione Bellonzi si caratterizza per gli intenti di approfondimento storico-critico dell’arte italiana, sia nell’attività editoriale sia in quella espositiva.
In campo editoriale, prendono il via presso l’editore De Luca le collane dei “Quaderni della Quadriennale” e degli “Archivi dell’arte contemporanea”.

In campo espositivo, le Quadriennali continuano a svolgere il compito istituzionale di censimento periodico dell’arte italiana contemporanea con finalità di aggiornamento. Ma accanto all’indagine sul contemporaneo, sono introdotte al loro interno retrospettive e mostre storiche, che acquisteranno una progressiva autonomia dalla rassegna, con una programmazione in Italia e all’estero.
Gli anni Cinquanta vedono tre Quadriennali (VI, VII, VIII), una sola gli anni Sessanta (la IX), così pure gli anni Settanta (la X, in realtà articolata in cinque mostre dal ’72 al ’77).

A partire dalla X Quadriennale, gli artisti possono partecipare solo su invito e nelle commissioni entrano a far parte i critici d’arte, con un ruolo sempre più preminente. Le Quadriennali di Bellonzi segnano il numero record di artisti e di opere. L’affollamento delle mostre non manca di suscitare un vivace dibattito sull’attualità della formula della rassegna e sulla sua effettiva capacità di documentare tempestivamente i fermenti dell’arte del tempo.